Ritratto della sincerità. Un po’ pregio, un po’ vanità
Qualche giorno fa, una persona piuttosto saggia – e per vari motivi assai allenata a “inquadrare” le dinamiche caratteriali di chi le sta di fronte – mi ha fatto notare un aspetto della mia personalità che, riflettendoci, non ho faticato a riconoscere non solo come un mio tratto caratteristico ma anche come una sorta di handicap: il mio rapporto con la “verità”.
Intendiamoci, niente a che fare con la Verità, quella con la “V” maiuscola, per la quale da sempre coltivo istintivamente una sostanziale diffidenza (e al pari diffido di chi di volta in volta se ne fa portatore…), e rispetto alla quale con l’età sto imparando a prendere anche maggiori distanze.
La persona con cui stavo conversando si riferiva alla mia ossessione per la sincerità, alla mia mania di dire ogni volta quello che penso nell’infantile convincimento che parlare onestamente, esprimendo francamente la mia opinione, sia sempre l’opzione migliore.
Pare, infatti – ed è vero, a quasi quarant’anni sarebbe anche il tempo che io ne prendessi atto – che la gente questo tipo di onestà – di “verità” – in generale non l’apprezzi per niente. Nemmeno quando la sollecita.
Mi chiedono “cosa ne pensi di…”? Vogliono “un parere su…”? Prima di rispondere, in soldoni, dovrei sempre pensarci meglio e “leggere fra le righe”; perché della tua opinione – che tu, insomma, dica loro la “verità” – di solito gli altri se ne infischiano. Due volte su tre desiderano unicamente essere rassicurati, confortati circa le loro posizioni.
Meglio andarci cauti, dunque, e imparare a bluffare se non si vuole incappare in facilissimi incidenti diplomatici…
Uff! Ha ragione da vendere quella saggia persona: questo tipo di cautela non mi viene per niente naturale. E senz’altro sarà il caso che mi alleni un pochino anche su questo fronte, almeno per quanto riguarda le mie future avventure in ambito professionale, dove sicuramente l’attaccamento alla “verità” mi ha creato problemi ricorrenti.
Quanto alla vita privata… pazienza! Cercherò magari di scegliere accuratamente le parole sforzandomi di essere più “soft” (perché, mannaggia, c’ho anche ‘sto modo di fare belluino che spesso urta i nervi del prossimo…). Più di così, però, non credo riuscirò a migliorare…
Tutti questi pensieri su sincerità, onestà intellettuale, coerenza, incomprensioni e bla bla bla, un pochino in questi giorni mi hanno depresso.
Perciò, per distrarmi dalla mia modesta condizione personale, ho pensato che potesse essere divertente surfare nella rete alla ricerca di qualche altra verità. Anzi, più precisamente, alla ricerca dei pensieri sulla verità di Altri, ovvero di personaggi eccellenti, menti brillanti che si fossero espresse a questo proposito.
Sono andata dunque a caccia di aforismi su cui meditare e penso valga la pena radunare e condividere qui quelli che, per un verso o per l’altro, mi hanno colpito maggiormente. Innanzitutto per me – può darsi infatti abbia ancora bisogno di riflettere sull’argomento… – ma anche nel caso qualcun’altro avesse il mio stesso problema (o quell’opposto…) e desiderasse spunti per analizzare a fondo la questione.
Il primo pensiero, cominciando la ricerca, è andato a LaRochefoucauld: quando si parla di aforismi, infatti, la mia mente corre immediatamente alla copertina slabbrata della mia copia delle sue Massime, classico Bur incontrato e consunto in epoca adolescenziale. Ovviamente, come confesso avevo dato per scontato, ho avuto immediata e ripetuta soddisfazione grazie ad almeno due sue sentenze: “Sincerità è cuore aperto. La si trova in pochissime persone: quella che si vede di solito è soltanto una sottile dissimulazione per accattivarsi la fiducia altrui” e “I deboli non possono essere sinceri”. Geniali. Confortanti. Epperò forse sarà anche il caso di non confortarsi troppo, sia perché queste cose il brillante François le scriveva 380 anni fa sia perché, è bene che me lo rammenti, qualche problemino a causa della sua “franchezza” e “onestà intellettuale” l’aristocratissimo signore francese l’ebbe pure… in galera ci andò… in esilio anche… Meglio non prenderlo troppo a esempio? Proseguiamo, allora.
Poco dopo, mi sono imbattuta in una frase lapidaria di un altro protagonista del pensiero del Diciassettesimo secolo, Galileo Galilei, che nelle sue Considerazioni al Tasso scrisse “Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi”. Anche in questo caso, ammirazione per la limpidezza del pensiero e sussulto d’orgoglio per la comprensione del sentimento… Però forse è meglio andarci piano con l’entusiasmo: dopotutto, non è che con questo suo atteggiamento il padre della scienza moderna si fosse conquistato una vita semplicissima… Con le sue “eretiche” verità – verità scientifiche, per di più, non semplici opinioni personali – si guadagnò pelo e contropelo da parte dell’Inquisizione. Ok, son passati quasi quattrocento anni… ma ricordiamoci che la sua assoluzione, da parte della Chiesa, è stata materia contemporanea!
Balzando a più pari nel secolo successivo, una piccola/grande perla di saggezza credo sia quella firmata da William Blake che sentenziò “Opposition is true friendship” – cioè, letteralmente, “Lopposizione è autentica amicizia” ( in Marriage of Heaven and Hell, 1793) – intendendo, io credo, che in un vero rapporto d’amicizia ci debba essere la capacità di ascoltare la verità dell’altro e di riconoscere il valore e la vitalità delle differenze, anche d’opinione. Se un amico è un amico vero, insomma, ti parla sinceramente anche se sa che non ti piacerà quello che dirà o che non sarai d’accordo. E se tu sei un amico vero, ascolterai anche la sua verità – per quanto per te indigesta o inconsistente – senza provare esagerato rammarico o risentimento.
Ma andiamo oltre, anche cronologicamente, e passiamo a un altro aforisma che considero illuminante datato prima metà del Diciannovesimo secolo: “Posso promettere di essere sincero, non di essere imparziale”. È di Johann Wolfgang Goethe ed è contenuto in una raccolta postuma, pubblicata nel 1833, di sue Massime e riflessioni.
Ficcante, eh?
Non posso dire, però, che il secondo Ottocento sia stato meno generoso quanto a massime brillanti… beh, ammetto di aver giocato in casa… Sì, insomma, sono andata un po’ sul sicuro visto che la mia ricerca si è concentrata fondamentalmente su un personaggio che sapevo – sì, lo sapevo – non mi avrebbe tradito: Oscar Wilde. Delle sue innumerevoli battute sagaci, molte toccano proprio questo argomento, come “Se un po’ di sincerità è pericolosa, molta sincerità è addirittura fatale” (lo scrisse ne Il critico come artista, 1889) e “In tutte le questioni importanti, lo stile, non la sincerità, è l’essenziale” (in Frasi e filosofie ad uso dei giovani, 1894). Un’altra, piuttosto nota ma che non so esattamente in quale contesto sia stata scritta, è “Mentire con garbo è un’arte; dire la verità è agire secondo natura”. Illuminanti, vero?
Certo, Wilde è anche colui che disse “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”. Bisognerà che tenga ben presente pure questa massima, la prossima volta che avvertirò l’urgenza di esprimermi “sinceramente”…
Proseguendo a passo sostenuto verso il Novecento, mi sono poi imbattuta nel suggerimento/constatazione del fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud, secondo il quale “Scherzando si può dire di tutto, anche la verità”. Vero, verissimo. Vogliamo forse mettere in dubbio il valore della satira, per esempio? Infatti, credo proprio che per mitigare il mio “problema” dovrò sforzarmi di lavorare sulle mie modalità espressive…
Un dubbio, però, resta: se non si è comici – non di professione, per lo meno – facendo sempre e solo gli spiritosi non si corre anche il rischio di non essere presi sul serio? Il più delle volte non è che abbia grande importanza… Ma di tanto in tanto capita di avere qualcosa di importante da dire, no?
Per fortuna, come ebbe occasione di far notare Winston Churchill, “A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada”. Perciò è probabile che per i più quella appena espressa non sia una perplessità assillante…
Del resto, come scrisse Pirandello ne La realtà del sogno (1922), “Nulla è più complicato della sincerità”; e senz’altro “Nel paese della bugia, la verità è una malattia” (questa la dobbiamo a Gianni Rodari: probabilmente negli ultimi tempi l’avete sentita citare spesso in altri contesti…).
A quanto pare, dunque, come hanno testimoniato alcune delle menti più acute della storia, i “sinceri per natura” non hanno mai avuto vita facile (e toccherà farsene una ragione); ma se la sincerità è un valoroso difetto che ci appartiene, forse è anche lecito coltivare (il più riservatamente possibile, mi autoconsiglierei…) il vezzo di sentirsi parte di un club sì un po’ schifato, ma anche precedentemente frequentato e celebrato da spiriti illustri.
Personalmente, oltre a quella di muovermi un po’ più prudentemente in futuro, al termine di questa “escursione” mi sento di farmi anche un’altra raccomandazione finale: “non smettere mai di tenere occhi, orecchie (e mente!) aperti, indipendentemente dall’interesse degli altri per le tue “scoperte”.
Perché… “La ricerca della verità è più preziosa del suo possesso”.
L’ha detto Einstein.
Io ci credo.
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