Allarme rosso per l’istruzione! È tempo di cambiare rotta.

Oggi è l’Education Day, la Giornata internazionale dell’istruzione proclamata nel 2018 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il suo tema ufficiale, quest’anno, è “Cambiare rotta, trasformare l’istruzione”. L’intento manifesto è infatti dare risalto ai cambiamenti più urgenti che devono essere attuati per realizzare il diritto fondamentale di tutti all’istruzione e costruire un futuro più sostenibile, inclusivo e pacifico.


Ed è davvero necessario che balzi all’attenzione di tutti il dibattito su come rendere più efficace e accessibile l’istruzione in ogni angolo del mondo; è necessario che ognuno di noi si interroghi sulla direzione e le modalità di attuazione della trasformazione digitale, sul sostegno che è imperativo dare agli insegnanti di ogni ordine e grado e sulla salvaguardia del pianeta, perché il potenziale di ogni essere umano deve, dovrà avere uno sbocco concreto. Non c’è alternativa.


Riflettevo infatti questa mattina – una mattina di DAD e smart working per tutti, a casa mia – sul devastante impatto del Covid-19 anche in questa prospettiva. Di fronte alle disuguaglianze sociali, che sono solo peggiorate nei due anni di pandemia e che si sommano tragicamente alle già inquietanti problematiche legate al cambiamento climatico, possono esserci ancora dubbi sulla necessità di cambiare la rotta? Trasformare l’istruzione a livello mondiale è tassativo se vogliamo ancora sperare in un futuro migliore.


Pensavo a come la crisi del #COVID19 abbia avuto un impatto devastante sull’apprendimento persino nelle Nazioni più sviluppate, digitalmente evolute e iperconnesse. E benché convenga che la trasformazione digitale di tutti i Paesi sia irrinunciabile, sono personalmente persuasa che le tecnologie che stanno rivoluzionando per molti versi l’approccio all’istruzione – e che indubbiamente consentono di portare informazioni e voci e volti dove altrimenti sarebbe impossibile – non possono sostituire insegnanti e scuole. La DAD, per essere chiari, non è Scuola. Mi auguro quindi che si cerchi attivamente un equilibrio fra tradizione e innovazione e che, presi dall’entusiasmo, i vari Paesi (a partire dal nostro) non utilizzino le nuove “armi” digitali come boomerang (che se non stai attento, quelli, ti picchiano dritto in fronte).


E pensavo anche, dolorosamente, alle bambine e alle ragazze afghane – alle quali il diritto all’istruzione è stato nuovamente strappato solo pochi mesi fa – e a tutte quelle bambine, ragazze e donne che in svariate altre parti del mondo, a questo diritto, non sono ancora mai nemmeno arrivate vicino.


Altro che cambiare rotta. Qua ci sarebbe bisogno di una rivoluzione copernicana.

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