In questo periodo Lucia Ocone è stata molto presente sul piccolo schermo: il giovedì sera è fra i protagonisti della serie di Rai Uno “Il commissario Manara”, dove è l’ispettrice Serena Sardi; la domenica, invece, “imperversa” a “Quelli che il calcio e…”, su Rai Due, con le sue irresistibili parodie. Una di queste, fra le più riuscite degli ultimi tempi, è quella di Morgan: chi l’ha vista, difficilmente riesce a guardare una puntata del talent show “X Factor” prendendo molto sul serio il più giovane dei tre giudici del programma…
“Grazie a Morgan mi diverto molto… pensa che l’altro giorno l’ho incontrato al trucco – il Morgan ‘vero’, intendo – proprio mentre ero travestita da lui! Siamo scoppiati a ridere tutti e due: è stato stranissimo. Morgan, comunque, è molto carino ed è stato sempre contento di questa mia parodia, lo diverte molto: la prima volta che ci siamo incrociati, dopo che avevo iniziato a fargli il verso, mi ha detto: ‘voglio assolutamente la tua parrucca! devo averla, è un feticcio!’; è stato davvero simpatico”.
Come nascono le tue parodie? Per esempio, cosa ti ha fatto venire voglia di fare la sua?
“Prima di tutto, devo chiarire che è un lavoro di squadra: ho due autori bravissimi e le pensiamo insieme. Ci ispiriamo sia al panorama televisivo sia all’attualità e puntiamo a esagerare dei particolari: il ‘mio’ Morgan, per esempio, è un fumetto: esce da una bara, vive in una casa tutta nera, cita gruppi musicali assurdi… La cultura musicale di Morgan è realmente sconfinata: noi, però, l’abbiamo estremizzata a tal punto da renderla comica. L’esagerazione, infatti, è il meccanismo fondamentale che sta alla base delle mie parodie. Naturalmente, ci sono personaggi che non durerebbero più di una puntata: per esempio, la parodia della moglie di Beckham, Victoria, l’ho fatta solo una volta, non avrebbe potuto funzionare più a lungo perché non ne sappiamo abbastanza e non la vediamo a sufficienza….”.
Dopo tre anni con la Gialappa’s e quattro stagioni a “Quelli che il calcio…”, per il grande pubblico televisivo sei fondamentalmente una comica…
“Sì, è vero, ma ne sono contenta”.
Tu, però, hai fatto anche cinema e numerose fiction: come vivi questa tua “doppia personalità” di comica e di attrice più “tradizionale”?
“Vengo dal teatro e in realtà non avevo mai pensato di fare imitazioni… ho cominciato con la Gialappa’s, facendo le caricature dei concorrenti del ‘Grande Fratello’, e ho scoperto così che mi piace tantissimo. Amo molto travestirmi, mascherarmi e diventare tutta un’altra cosa: sono stata uomo, sono stata grassa, vecchia, persino di colore… è divertentissimo!”
Quindi non vorresti dare maggior spazio alla recitazione più classica?
“In realtà, vorrei mantenere aperte entrambe le strade perché penso che un attore possa – e debba – fare di tutto. Certo, in realtà mi piacerebbe fare di più l’attrice, sento il bisogno di stimoli nuovi… ma ti assicuro che se potessi scegliere continuerai a fare entrambe le cose”.
Cosa puoi raccontarmi dell’esperienza ne “Il commissario Manara”?
“Il set di quella fiction era… Fantasilandia! Non so se dipendesse dal fatto che avevamo tutti più o meno la stessa età – fra i 30 e i 40 – ma ci siamo trovati bene sia fra noi attori sia con i tecnici… Ci siamo divertiti tutti moltissimo. E poi, è stato un bel lavoro di squadra: non ci sono state competizioni. Eravamo tre donne – io, Roberta Giarrussso e Jane Alexander – e avrebbe potuto esserci un po’ di attrito… Invece, ho trovato due ‘maschiacce’ come me, con cui ho potuto sempre ridere e scherzare. Fra l’altro, fatto raro, ci siamo sempre aiutati molto l’uno con l’altro per rendere più veri i nostri personaggi. Con Caprino, poi… non ti dico le ‘ridarole’! A volte non ci potevamo nemmeno guardare perché ci veniva troppo da ridere. Non lo conoscevo e ho scoperto un attore straordinario, dotato di un’ironia innata: non forza mai il personaggio e anche nel rendere la ‘cialtronaggine’ del commissario della fiction non ha mai esagerato. Nonostante questo, mi faceva morire dal ridere….”.
Questa fiction, a metà strada fra giallo e commedia romantica, è piaciuta anche perché mescola generi diversi… Ma se tu potessi scegliere il tuo prossimo ruolo da protagonista, di quale colore sarebbe? Rosa, giallo o forse nero?
“Cosa sceglierei? Bella domanda! Non posso fare tutto? Davvero, come attrice amo l’idea di sperimentare sempre cose nuove, anche molto lontane da me. Sicuramente mi piacerebbe fare una parte drammatica… Ma pensare a una commedia sarebbe ugualmente eccitante. Per esempio, impazzirei se potessi fare qualcosa di simile a certe serie americane come ‘La tata’, ‘Ugy Betty’, ‘Will & Grace’: essere protagonista di una serie del genere sarebbe perfetto. Allo stesso tempo, mi piacerebbe fare qualcosa di più cupo e misterioso: una ‘Nikita’, una cattiva! Tutto, tutto: la verità è che vorrei fare tutto!”.
Hai già qualche progetto in vista?
“In effetti, un progetto ce l’ho: è per uno spettacolo teatrale. Mi sto muovendo in questo senso, ma ci vorrà del tempo. Sai, bisogna prenotare il teatro almeno un anno prima, poi bisogna farsi venire l’idea ‘giusta’, devi far scrivere il testo… Mi piacerebbe portare in scena qualcosa che faccia sì sorridere, ma che nello stesso tempo affronti un tema che faccia riflettere: vorrei che avesse un messagio di fondo”.
Il teatro, quindi, ti manca?
“Moltissimo! Sai, il cinema è meraviglioso, la televisione pure: è divertente. Ma l’adrenalina e l’emozione che ti dà il teatro sono uniche. La soddisfazione è impareggiabile, gli applausi finali sono impagabili… C’è anche la ‘strizza’, il terrore che comunque ti assale ogni volta che devi andare in scena. Tutte le volte ti si rivolta lo stomaco… Le luci si spengono, cessa il brusio in sala e pensi: ‘ma sono pazza? ma chi diavolo me l’ha fatto fare? Ma io lascio perdere tutto: mi apro un bel negozietto e chi s’è visto s’è visto…”. E invece no, perché poi in scena ci vai davvero e ti ritrovi a prometterti: ‘sì, sì, sì, questo lo faccio per tutta la vita!’. ★