I mostri siamo noi

Ciò che è accaduto ieri a Firenze mi ha turbato profondamente: due persone uccise, altre due ferite, per mano dell’ennesimo mentecatto armato di piombo e scellerati pensieri.
L'”assassino dei senegalesi”, come è stato immediatamente ribattezzato Gianluca Casseri, il killer, prima ancora che venisse identificato, non era un folle, ma un bastardo razzista di destra, xenofobo e revisionista. Insomma, una merda.
Non so dire come mi abbia fatto imbestialire, ieri sera, il servizio dedicato alla vicenda dal Tg2 (in casa avevamo appena seguito il resoconto dei fatti fiorentini proposto dal tg di La7, che li aveva trattati in modo molto più realistico): in particolare, ho trovato vergognoso il passaggio in cui il giornalista paragonava la sistematica caccia al senegalese tragicamente inscenata dall’estremista di destra Casseri con la sanguinosa deriva omicida raccontata nel film “Un giorno di ordinaria follia “. Trovo infatti che l’accostamento fosse moralmente pericoloso, oltre che fuoriluogo. Perché Gianluca Casseri – fatta eccezione per l’essersi infine tolto di mezzo da solo (alleluia!) – aveva ben poco in comune con il personaggio interpretato da Michael Douglas: quello era un uomo qualunque, ordinario, senz’altro per bene, ma soffocato da innumerevoli problemi – la fine dell’amore, la perdita del lavoro, l’incomunicabilità, la solitudine, la depressione -, che dopo la classica “ultima goccia” si lasciava travolgere dalla follia. La scia di sangue lasciata da Bill, il personaggio, non era il naturale frutto di una vita spesa a filosofeggiare sulla supremazia razziale e sul rifiuto del diverso (a questo proposito farei anche notare al giornalista che nel film, quando si rende conto che il tizio che gli ha dato una mano a nascondersi è un neonazista, il protagonista lo ammazza immediatamente senza pietà, mostrando orrore per essersi sentito accostato a lui…).
Oggi, per fortuna, dando una scorsa alle testate online vedo che qualcuno tenta di mettere i lettori in guardia dal rischio che correremmo accontentandoci di spiegare quanto accaduto come il gesto di un pazzo.
Mi rendo conto che la cosa possa non risultare così evidente a tutti, almeno in un primo momento, ma chiarire questo punto è invece fondamentale: l’impunità, anche a livello meramente morale, è la cifra dell’Italia di oggi e questo non solo non è più umanamente accettabile, ma è ciò che ci sta portando a rotta di collo verso il disastro.
Noi – noi tutti – non possiamo continuare a far finta di niente di fronte alla deriva etica e sociale in cui sguazziamo permettendo che i gesti più indegni, frutto delle più svariate e inaccettabili “-fobie”, vengano sistematicamente derubricati a “gesti folli”.
Omofobi…
Xenofobi…
Possibile che quando passano dal “dire” al “fare” siano tutti matti questi qua?
Troppo comodo.
La sottospecie di essere umano che ieri ha ammazzato quei poveretti e che, è un fatto, aveva in animo di farne fuori ben di più, era sì un mostro, ma perfettamente organizzato, inserito stabilmente nella società e capace di usare la sua razionalità per scrivere scempiaggini con regolarità. La mostruosità stava nell’essenza dei suoi pensieri, insomma, non in come li articolava: lucidamente.
E l’idea di liberarsi degli immigrati di colore – parassiti appartenenti a una razza inferiore – non potrebbe essere più coerente con le farneticanti aspirazioni di chi bazzica associazioni di stampo neofascista e simpatie neonaziste come quella cui faceva riferimento la bestia in questione.
Quello lì non era mica pazzo. Stava solo dalla parte sbagliata e siccome per 50 anni non aveva ricevuto i meritatissimi calci in culo che chiunque dovrebbe prendere anche solo per dirle e scriverle certe bestialità, siccome evidentemente nessuno gli aveva sufficientemente fatto notare che questo in teoria sarebbe un Paese civile, in cui sempre in teoria l’apologia del fascismo sarebbe un reato sancito dalla legge n° 645 del 20 giugno 1952, e in cui i cattivi e i violenti dovrebbero andare in prigione prima ancora di passare dal via. Dicevo, siccome “tutte queste cose”, un bel giorno ha pensato di passare al livello superiore del videogioco (questo sì folle) in cui a quanto pare siamo ormai tutti intrappolati senza che nessuno ci sappia più spiegare quali regole valgano e quali no. Insomma, “se la cavano tutti”, avrà pensato, “me la caverò anche io! Intanto, però, faccio fuori un po’ di quella gentaccia…”.
A voi questo sta bene? A me neanche un po’.
E sicuramente è per questo che di tanto in tanto rischio di prenderle anche per strada…
Ma sapete che c’è? Io davvero penso che preferirei prenderle piuttosto che avere altri delitti sulla coscienza. Perché quei poveri disgraziati sono morti anche per colpa del nostro silenzio, per colpa della nostra rassegnazione alla barbarie, per colpa della nostra indifferenza.
Per colpa nostra.

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