Intervista a Raffaele Paganini (“Italian Academy 2”) – Telebolero 20/2009

INSEGNO SOLO PASSI VINCENTI

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Il grande Raffaele Paganini, cui è affidato l’insegnamento della danza classica a “Italian Academy 2”, ci racconta la sua esperienza nel talent show di Rai Due e ci spiega perché dovrebbe vincere un ballerino classico…

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di Camilla Perrucci

Étoile del Teatro dell’Opera di Roma e fondatore nel 2006 della Compagnia Nazionale di danza che porta il suo nome, Raffele Paganini è uno dei tre strepitosi insegnanti di “Italian Academy 2”, il primo talent show italiano riservato esclusivamente a giovani ballerini. A lui, che in passato è stato anche stella di diversi show in tv, è stata affidata la meno “televisiva” delle materie in cui i concorrenti si devono cimentare: la danza classica. Gli abbiamo chiesto di raccontarci questa sua nuova avventura televisiva.

 “È un’esperienza completamente diversa da quelle che avevo fatto in tv in passato: allora, infatti, mi limitavo a portare la mia danza, quella teatrale, negli studi televisivi: non mi discostavo minimamente dal mio mondo. Semplicemente, cambiavo sede. Ad ‘Academy’, invece, sono allo stesso tempo giudice, coreografo e insegnante… Una cosa del genere non mi era mai capitata ed è un’occasione straordinaria. Naturalmente, avevo già fatto coreografie – anche se il coreografo principale della mia Compagnia è Luigi Martelletta, che ora mi accompagna anche in questa avventura su Rai Due -, ma qui il contesto è completamente nuovo e non ho a che fare con ballerini professionisti, ma con giovani talenti senza alcun ‘vizio’ artistico. Intendo dire che questi ragazzi sono ancora artisticamente ‘vergini’, perciò cercano di assorbire il più possibile da noi.

Vi ‘vampirizzano’, insomma…

“Sì, ci ‘vampirizzano’ letteralmente! È il termine giusto… ma è una cosa bellissima. Per questo spesso dico loro: ‘se non capite qualcosa fermatemi, chiedetemi di spiegarla di nuovo, anche dieci volte! Sono qui per voi, ma se non mi chiedete nulla… posso anche andarmene a casa!’…”.

Cosa vorrebbe far capire anche ai ballerini che usciranno per primi dal gioco?

“Spero comprendano appieno la straordinaria occasione che hanno e che la sfruttino fino in fondo. L’ho detto anche oggi in sala ballo: questa è la prima edizione in assoluto di un talent show costruito esclusivamente sulla danza e consente loro di avere a che fare con tre dei maggiori esponenti della danza classica, moderna e hip hop. Tutti loro, quindi, anche quelli che rimarrano in gara per poco, sono dei privilegiati: fuori da ‘Academy’ non avrebbero mai avuto l’opportunità di frequentare per più di un paio di giorni stage con insegnanti di questo livello!”.

C’è stato un periodo in cui in Italia la danza in tv aveva un ruolo di primo piano. In seguito, però, il balletto televisivo si è degradato, fino a trasformarsi in tutt’altro… Pensa che rieducando il gusto degli spettatori sia possibile recuperare quel ruolo del ballo in tv?

“Non è che tutto ciò che vediamo oggi in tv sia brutto o da condannare… il problema è che chiamandolo ‘balletto’ si manda un messaggio sbagliato: quella non è danza! Comunque, credo che ‘Academy’ stia facendo molto a questo proposito: non solo facciamo capire agli spettatori la profonda differenza fra la danza e i movimenti coreografici che vedono di solito in tv, ma stiamo insegnando loro in cosa consista quest’arte meravigliosa. La gente che ci guarda, infatti, sta cominciando a masticare il nostro gergo tecnico. Quando facciamo lezione non diciamo mai ‘fai così o fai in quell’altro modo’, ma parliamo sempre di passi, ci esprimiamo con la terminologia esatta della danza. Allo stesso tempo, però, il più delle volte spieghiamo di cosa si tratta, a beneficio dei telespettatori. Chi ci segue, quindi, pian piano sta imparando cos’è un ‘rond de jambe’, cos’è un ‘grand battement’, e così via… In questo senso, credo che la nostra sia anche una tv ‘di servizio’: ‘Academy’ è la formula giusta per proporre la danza in tv”. 

Cosa prova a indossare la duplice veste di mentore e, il sabato, di carnefice?

“Prima di cominciare la trasmissione mi ero posto questa domanda: un po’ mi preoccupava. Poi, però, mi sono reso conto che la mia professionalità è tale da consentirmi il distacco e l’obiettività necessari a essere un buon giudice ogni sabato pomeriggio. Ed è un bene possedere questa capacità. Vi faccio un esempio: mio figlio ha quasi 24 anni, è laureato e lavora a Londra, alla City Bank… Anche lui da ragazzo ha studiato danza per qualche anno. A un certo punto, però, ho capito che avrei dovuto incoraggiarlo a dedicarsi a qualcos’altro: non era dotato per il ballo, ma avrebbe senz’altro trovato un altro ambito in cui eccellere. Ora sta diventando un manager di successo, perciò la mia sincerità gli ha fatto bene. Insomma, vale proprio il detto: ‘la danza è di tutti, ma non è per tutti’. Tutti possono danzare per divertimento o come attività fisica, come sport – anche mio figlio continua ad amarla e ogni tanto va ancora a lezione – ma essere ballerini è un’altra cosa”.

Parliamo dei suoi colleghi: con la signora Savignano ha molto in comune…

“Senza dubbio: siamo della stessa estrazione e abbiamo anche ballato insieme diverse volte!”.

E cosa l’accomuna, invece, a Little Phil?

“Come danzatore, con Little Phil non ho assolutamente nulla in comune! I nostri sono mondi completamente diversi e il fatto di non provenire dalla stessa disciplina, inevitabilmente, ci allontana. Invece, dal punto di vista umano lo sento molto vicino: anche lui è molto rigoroso e prende il suo impegno con grande serietà. Conoscendoci, è nata anche una bella amicizia”.

Chi dovrebbe vincere?

“Egoisticamente, spero vinca un ballerino classico, perché significherebbe che abbiamo fatto un ottimo lavoro, riuscendo a far innamorare la gente del tipo di danza più difficile da apprezzare in tv. In particolare, ci sono un ragazzo e una ragazza che meriterebbero il primo posto: Vito e Pui San. Se uno di loro due arrivasse in finale sarei proprio contento! Un meritatissimo secondo posto, invece, lo assegnerei ad Altagracia, perché ha un temperamento straordinario. Lei mi fa quasi paura per quanto è brava ed è anche molto preparata; ma non ha le straordinarie doti fisiche di Pui San… Pui San è un po’ come Baryshnikov: il suo corpo ha proporzioni perfette per la danza, lei è proprio nata per questo”.

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