Luce rosa 1 – Ruera 0. Benvenuto, 2012

La cerimonia d’addio al 2011, ieri sera, non era stata entusiasmante: a casa con i bambini (e fin qui niente di male ), a dar battaglia alle pustole pruriginose dell’esordiente varicella di A. (e questo, invece, la serata un po’ l’aveva rovinata…).
Peccato, perché il programma originale – cenetta tranquilla ma divertente in compagnia di coppie di provata simpatia e dotate di prole d’eguale piccolezza – l’avrei seguito volentieri. Mi consolo pensando che l’anno infausto appena concluso, tutto considerato, non meritava salamelecchi.
Inoltre, una volta somministrata la giusta dose di antistaminico antiprurito, questa mattina sono letteralmente corsa incontro al 2012. Quanto a riti propiziatori, perciò, credo di essere a posto.
Certo, l’ora non era antelucana come piace a noi (sì, la mia fida compagna di sgambate R. era con me anche questa volta). Ma anche se erano già le otto del mattino, la città non era certo stretta nella morsa del traffico. Per dirla tutta, c’eravamo solo noi. Noi… e l’esercito di omini fluo dell’Amsa impegnati già da ore nell’immane lavoro di pulizia post bagordi collettivi. Ecco, la quantità di spazzatura che ho dovuto scartare mentre correvo ha un po’ “sporcato” anche il mio iniziale entusiasmo: che razza di popolo è quello che per divertirsi e festeggiare non trova di meglio che coprire di ruera il posto in cui vive? E non mi si venga a dire che il mare di vetri infranti fra i quali ho nuotato stamattina è inevitabile quando una città intera si riversa in strada per brindare in compagnia… è una scusa che non regge. Anni fa, per esempio, durante un’edizione degli Europei, osservai con i miei occhi migliaia di danesi radunarsi in piazza a Copenhagen per assistere – corna in testa! – a una partita della loro nazionale di calcio proiettata su maxischermi… e vi assicuro che quei vichinghi bevevano. Ah, se bevevano! Una birra dietro l’altra; e poi un’altra e un’altra e un’altra… Eppure, ripassando dalla stessa piazza una mezzora dopo la fine del match, di vetri rotti ne vidi ben pochi. Per non parlare delle bottiglie intere: sparite!
Intendiamoci, la piazza non era del tutto sgombra: una certa quantità di nordici esemplari d’ambi i sessi, infatti, totalmente sbronzi, russavano rumorosamente accartocciati in posizione fetale sui lastroni di pietra… Ma lattine e bottiglie no, quelle per terra non c’erano! E nemmeno decoravano i vicini cordoli, davanzali e gradini. Segno che gli scandinavi, prima di accasciarsi, avevano diligentemente provveduto alla raccolta differenziata…
Roba da fantascienza, alla nostra latitudine.
  

Comunque, tornando alla spazzatura meneghina, questa mattina è bastato alzare lo sguardo per tornare a godere della mia uscita: la giornata si annunciava meravigliosa e la luce rosata, calda e soffusa di quell’ora – inedita per una podista semi-notturna come me – bastava ad addolcire quella Milano affumicata dai botti (a proposito, non erano mica stati proibiti?) fino a renderla addirittura romantica.
   

Insomma, io a questo giro le “lenti rosa” credo di averle indossate: sono pronta al meglio, o per lo meno, al miglioramento. Ora tocca al giovane 2012 fare la sua parte.
Speriamo in bene…

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