Intervista a Mara Maionchi, giudice di X-Factor – 2/2009

Ma il talento non basta

Dal 12 gennaio, quando in prima serata debutterà su Rai Due la seconda edizione di “X Factor”, ogni settimana Mara Maionchi siederà dietro il banco riservato ai tutor delle tre categorie di concorrenti per assistere alle esibizioni dei suoi protetti. In questa intervista ci racconta di cosa avranno bisogno per vincere


Dopo l’estenuante iter delle selezioni, finalmente il prossimo 12 gennaio avrà inizio la seconda, attesa edizione del talent show di Rai Due “X Factor”. Ma cos’è, esattamente, questo speciale “fattore”, questa magica componente in grado di distinguere le potenziali future star dalla gente “comune”? Senza nulla togliere agli altri due giudici della gara, Simona Ventura e Marco “Morgan” Castoldi, abbiamo pensato che la persona più adatta a rispondere a questa domanda fosse Mara Maionchi, una delle figure più autorevoli del mondo discografico italiano che ha tenuto a battesimo, riconoscendone per prima le doti d’eccezione, alcuni dei più dotati musicisti italiani.
Signora Maionchi, cos’è l’X Factor?
“È la predisposizione a fare qualcosa, un’inclinazione particolare che ti distingue dagli altri e ti dà la possibilità di riuscire meglio di loro. È quello che chiamiamo più comunemente ‘talento’, una dote che spesso si ha senza nemmeno saperlo, anche se in genere chi ne è dotato sente dentro di sé la molla a emergere, un istinto che lo guida nella ricerca della sua strada”.
Come affronterà questa nuova edizione? Il suo atteggiamento sarà diverso da quello dell’anno scorso?
“Non credo proprio! A 67 anni, cambiare atteggiamento sarebbe impossibile. Fra l’altro, la produzione dello show è molto rispettosa nei miei confronti: non mi chiedono mai nulla, se non di rispettare orari e appuntamenti, ovviamente. L’unico consiglio che mi hanno dato è di non essere troppo affrettata nel giudizio, di mostrarmi più riflessiva, perché la gente che ci guarda da casa potrebbe non capire le mie scelte”.
Non ci sarà nessuna novità?
“Una c’è, e secondo me è anche molto importante: quest’anno la produzione ha coinvolto Luca Tommassini (grande ballerino conosciuto a livello internazionale anche come, coreografo, direttore artistico e curatore d’immagine, ndr), affidandogli la direzione creativa del programma. La sua presenza mi rende più serena, perché conosce molto bene i meccanismi utili a far star tranquillo l’artista mentre lo aiuta a metter appunto atteggiamenti esteticamente vincenti sul palco. Allo stesso tempo, è anche molto attento a non esagerare: se si accorge che il ragazzo non è pronto a fare movimenti complessi non insiste, per non rischiare di danneggiare la sua performance canora”.
L’immagine è importante per le future star?
“Lo è soprattutto il modo di stare sul palcoscenico: bisogna che imparino a starci in modo ‘adulto’, da ‘professionisti’, magari vincendo l’iniziale riluttanza a fare movimenti che sarebbero molto belli da vedere… Devono imparare a fare spettacolo”.
Durante i primi provini “di massa”, ogni tanto vi abbiamo visto tenere conto anche dell’aspetto di alcuni aspiranti concorrenti… Pensa che un musicista del calibro di Tiziano Ferro (il cui talento è stato scoperto proprio da Mara Maionchi, ndr) avrebbe sfondato anche se non avesse risolto i suoi problemi di peso?
“La questione è un’altra: Tiziano quei problemi li ha dovuti risolvere anche e prima di tutto per la sua tranquillità psicofisica. E se avessi avuto un figlio di vent’anni con problemi di soprappeso avrei comunque cercato di intervenire. I giovani con problemi alimentari – e penso anche a quelli che mangiano troppo poco! – hanno il diritto e il dovere di curarsi. È un fatto anche culturale, non solo estetico. Tiziano è bravo a prescindere, ma non sarebbe stata la stessa cosa”.
Durante la prima edizione appariva molto coinvolta a livello emotivo…
“Lo sono sempre, in tutte le occasioni! Mi commuovo anche facilmente. Tiziano Ferro, per esempio, ha cantato per molto tempo ‘Il bimbo dentro’, una canzone del suo primo album. Beh, mi commuovevo ogni volta che la sentivo! Non so perché, probabilmente mi toccava a livello inconscio, come se parlasse della mia storia. E mi succede anche con le canzoni di altri artisti, naturalmente, fa parte della mia natura”.
Quest’anno le sono stati affidati i gruppi vocali: le dispiace non lavorare più con i giovanissimi?
“No, lo faccio molto volentieri. Mi diverte questa cosa; e poi, gli artisti sono tutti uguali: che siano gruppi o singoli artisti, il processo da affrontare per farli maturare è lo stesso, dalla scelta delle canzoni giuste in avanti. Una volta c’era un gruppo di quattro musicisti che mi sarebbe davvero piaciuto molto seguire…”.
Mi lasci indovinare… i Beatles?
“Già, nel mio ufficio ho un loro poster enorme: sarebbe stato un sogno!”.
Chi dovrebbe vincere quest’anno? Non le chiedo di darmi un nome, piuttosto un identikit…
“La cosa più importante è che alla fine vinca un artista che sia pronto a ‘subire’ la vittoria. Non serve che abbia solo talento, anche se indispensabile, dovrà possedere anche la giusta maturità. Perché per sfondare un artista ha bisogno di molta forza, altrimenti difficilmente supererà le barriere che frenano la comunicazione con il grande pubblico. Bisogna essere determinati per trovare la chiave giusta ed esprimersi al meglio. Credo che vincerà l’artista più pronto a essere capito, o almeno me lo auguro”.
Con Francesco Facchinetti, che presenterà anche la seconda edizione di “X Factor”, ogni sabato pomeriggio lei conduce “Scalo 76” su Rai Due… Cosa può dirci di lui?
“È un ragazzo molto carino! Ed è anche bravo. Penso abbia un ottimo margine di crescita, anche perché è un personaggio molto attuale, un po’ sopra le righe ma in senso buono, in senso innovativo. Credo che avrà un futuro glorioso e glielo auguro di cuore”.
Facchinetti, quindi, ha l’X factor?
“Assolutamente sì!”.    ★

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